Verso

L’opera di Teresa Matilde, Verso, si presenta come un’affascinante esplorazione materica e cromatica, in cui il metallo sembra farsi testimone di una memoria frammentata, un’eco visiva di un passato stratificato.

L’uso della ruggine e delle ossidazioni conferisce alla superficie un senso di erosione e trasformazione, quasi come se il tempo stesso avesse inciso la sua impronta sulla tela. Il rame, con le sue variazioni tonali tra il brunito e il verde ossidato, si frantuma in lacerti, in scaglie che sembrano galleggiare in una tensione sospesa. Questa matericità corrode la bidimensionalità della tela, avvicinandola a una dimensione quasi scultorea.

La composizione gioca su un sottile equilibrio tra disgregazione e costruzione: le forme, pur nella loro apparente frammentazione, conservano un ordine sotteso, un’armonia segreta che rimanda a processi naturali come l’erosione dei metalli, la decomposizione della materia e la sua rinascita in nuove forme. Il colore, con le sue tonalità terrose e metalliche, contribuisce a questa poetica dell’impermanenza, evocando paesaggi industriali dismessi o antiche pergamene consumate dal tempo.

In definitiva, Lacerti rame si colloca tra astrazione e memoria, tra gesto artistico e reazione chimica, offrendo allo spettatore un’esperienza sensoriale che va oltre il visibile, invitandolo a interrogarsi sul rapporto tra materia, tempo e trasformazione.

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